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<p>La denuncia dello scandalo della guerra, l’ostinazione a non far perdere l’orizzonte la parola pace: la Chiesa cattolica nei giorni di Pasqua resta ancora più isolata. Intorno a lei il silenzio perfetto dei leader politici grandi e piccoli: nessuno di loro tenta una strada alternativa a quella della preparazione militare in attesa di un potenziale […]</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/31/pace-la-voce-isolata-della-chiesa-che-la-politica-ignora-fermatevi-non-possiamo-abituarci-alla-guerra-gli-appelli-dal-papa-alle-associazioni/7496923/">Pace, la voce isolata della Chiesa che la politica ignora: “Fermatevi, non possiamo abituarci alla guerra”. Gli appelli, dal Papa alle associazioni</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it">Il Fatto Quotidiano</a>.</p>
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<p>La denuncia dello scandalo della <strong>guerra</strong>, l’ostinazione a non far perdere l’orizzonte la parola <strong>pace</strong>: la <strong>Chiesa</strong> <strong>cattolica</strong> nei giorni di Pasqua resta ancora più isolata. Intorno a lei il silenzio perfetto dei leader politici grandi e piccoli: nessuno di loro tenta una strada alternativa a quella della preparazione militare in attesa di un potenziale – e temibile – salto di qualità di quella che <strong>Papa Francesco</strong> ha chiamato “<strong>terza guerra mondiale a pezzi</strong>“. La venuta del conflitto viene descritta come inevitabile e la priorità è diventata <strong>armarsi</strong>, come ha spiegato in modo esplicito la presidente del Consiglio <strong>Giorgia Meloni</strong>: “La pace non si costruisce con i buoni sentimenti e <strong>con le belle parole</strong> – ha detto durante un saluto al contingente italiano in <strong>Libano</strong> – La pace è soprattutto <strong>deterrenza</strong>, impegno e sacrificio”. <a href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/30/cingolani-ad-di-leonardo-la-guerra-rischia-di-allargarsi-e-il-momento-di-prepararsi/7496925/" target="_blank" rel="noopener">Sorprende meno che “prepararsi alla guerra” sia l’assillo di <strong>Roberto</strong> <strong>Cingolani</strong>, ex ministro che ora guida la più grande industria bellica italiana.</a> Una linea ribadita ieri dal cancelliere tedesco<strong> Olaf Scholz</strong>: “Pace senza libertà significa oppressione. Non c’è pace senza giustizia. Ecco perché sosteniamo l’Ucraina nella sua lotta per una pace giusta, <em>finché sarà necessario</em>“. Una formula che ricorda quasi il <em>whatever it takes</em> militare con la differenza non banale che la partita non è su questioni economico-finanziarie ma si fa sui campi di battaglia. Fissato il punto che<strong> Vladimir Putin</strong> è il responsabile dello scoppio di questa nuova <strong>guerra</strong> alle porte dell’Europa – a 80 anni dell’ultimo conflitto – l’unica parola d’ordine è combattere. E’ in questo scenario che nei giorni in cui nelle parrocchie si rievocheranno i simboli dell’ulivo e delle colombe l’unico a non rassegnarsi al piano inclinato è proprio il mondo della <strong>Chiesa cattolica</strong>, sostanzialmente inascoltata.</p> <p>Il messaggio più esplicito arriva da <strong>Assisi</strong>, capitale italiana del pacifismo. “È ora che ognuno <strong>da una parte o dall’altra</strong>, in ogni conflitto che ancora insanguina il mondo, compia il gesto più onorevole, coraggioso e audace: <strong>fermarsi</strong>. Perché siamo, grazie alle piaghe del Risorto, <strong>un’unica famiglia</strong>, fratelli e sorelle” ha scandito in un videomessaggio il Custode del <strong>Sacro Convento di San Francesco</strong>, fra<strong> Marco Moroni</strong>. <a href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/29/papa-francesco-niente-via-crucis-del-venerdi-santo-lannuncio-allultimo-momento-le-sue-meditazioni-anche-sulla-follia-della-guerra/7496541/" target="_blank" rel="noopener">Durante le meditazioni del Venerdì Santo anche <strong>Papa</strong> <strong>Bergoglio</strong> aveva espresso la sua angoscia per le vittime della “<strong>follia della guerra</strong>“.</a> Pochi giorni prima in una nota congiunta tutte le principali associazioni cattoliche italiane avevano invocato: “<strong>Si alzino le bandiere bianche!</strong>“. Non un gesto di resa, ma per segnalare “la priorità” della pace. <strong>Acli</strong>, <strong>Agesci</strong>, <strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong>, <strong>Comunità Papa Giovanni</strong> <strong>XXIII</strong>, <strong>Movimento dei Focolari Italia</strong> e <strong>Pax Christi</strong> avevano sottolineato tra le altre cose di “non potere accettare che solo la guerra sia la <strong>soluzione dei conflitti</strong>. Ripudiarla significa arrestarne la progressione. A cominciare dall’aumento sconsiderato della <strong>produzione di armi</strong>, a discapito di vere <strong>politiche di sviluppo</strong>. Osare la pace significa scegliere politiche di disarmo, nucleare e non. Osare la pace significa <strong>difendere la legge 185/90</strong> che oggi rischia di essere svuotata”. Il riferimento è alla normativa che regola il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento.</p> <p>Ieri il tema è riemerso nel messaggio di auguri della Cei firmato dal presidente <strong>Matteo Zuppi</strong> e dal segretario generale <strong>Giuseppe</strong> <strong>Baturi</strong>. I due prelati parlano di “<strong>tenebre</strong> <strong>profondissime</strong>” che “avvolgono migliaia di persone in tanti luoghi nel mondo, in particolare in <strong>Ucraina</strong> e in <strong>Terra</strong> <strong>Santa</strong>“. Zuppi e Baturi sottolineano che “<strong>non possiamo abituarci alla guerra</strong>, ai combattimenti che non risparmiano deboli e innocenti, soprattutto i <strong>bambini</strong>: dovremmo sempre guardare attraverso le loro lacrime, attraverso il pianto dei più piccoli. È da lì che capiamo tutto l’orrore e la violenza della guerra, dell’ingiustizia e quanto questo sia inaccettabile”. Il messaggio dei vescovi italiani insiste: “Vorremmo che l’annuncio della pace corresse di terra in terra, di popolo in popolo. Vorremmo che arrivasse presto la fine dei conflitti e che si aprisse il tempo della fraternità”. Il concetto è quello di “lavorare ogni giorno per costruire la pace”. Un passaggio ripreso, ancora ieri, dal vescovo di Acireale <strong>Antonino Raspanti</strong> che è anche presidente della conferenza episcopale siciliana. Il presule parla del “<strong>mondo dilaniato dalla guerra</strong> e avvolto dalla minaccia di un’escalation dei conflitti, le recenti riflessioni sulla pace e sull’oscurità offrono un’esplorazione profonda della condizione umana e spirituale”. Dall’altra parte, sottolinea monsignor Raspanti, “l’interesse di noi cristiani deve vertere alla costruzione di una<strong> pace autentica e duratura</strong>, seguendo l’esempio di Gesù che ha vinto il male nell’umiltà e nel sacrificio della sua vita”.</p> <p>Sulla parola “<strong>deterrenza</strong>” si è soffermato invece il teologo <strong>Ettore</strong> <strong>Malnati</strong>, vicario alla diocesi di <strong>Trieste</strong>, già docente di diritti umani e dottrina sociale all’università della città giuliana e alla facoltà teologica di Lugano, studioso dei papati di <strong>Giovanni XXIII</strong> e <strong>Paolo VI</strong> e in generale del <strong>Concilio Vaticano II</strong>. “Deterrenza o dialogo per educare alla pace? – si interroga Malnati su un tema che sembra affrontare il concetto espresso proprio nei giorni scorsi da Meloni – Pensare alla <strong>deterrenza armata</strong>, cioè l’uno e l’altro armati, come logica per la pace è già di per sé <strong>un attentato alla pace stessa</strong>: non si educa alla pace diffondendo come etica una<strong> mentalità belligerante</strong>. Anche se fosse legittimo il fine, questo non può rendere etico e quindi giustificati i mezzi. Già Machiavelli aveva tentato di far passare il contrario di ciò”. Per promuovere la pace, continua monsignor Malnati, c’è bisogno di “scelte sociali e culturali che presentino strategie di concreti negoziati diplomatici”, per prevenire “scontri ideologici e mire espansionistiche di questo o quello Stato di diritto e vigili affinché non si annidino presenze terroristiche”. In questo quadro, “le Istituzioni della Comunità internazionale devono prevenire ed affrontare le <strong>diverse conflittualità ideologiche</strong> ed <strong>espansionistiche</strong>, per far rispettare le varie sovranità con strumenti giuridici e sanzioni che siano atti ad <strong>evitare l’uso delle armi</strong> e per dare effetto di concretezza ad arbitrati diplomatici”, abbandonando “la logica della<strong> conflittualità armata</strong> come soluzione ai problemi ed educare al dialogo istituzionale per la soluzione di problematiche tra Popoli e Stati”. Il teologo triestino ricorda <strong>Gandhi</strong>, il campione della <strong>non violenza</strong>, e sottolinea che la “conflittualità armata anche quando si conclude, lascia un grande strascico di amarezze e spesso una voglia di vendicarsi a vari livelli, e richiede generazioni per una sincera convivenza”. Invece, “la pace è una conquista quotidiana” che “si costruisce guardandosi negli occhi e trovando ciò che vi è di giusto e di vero nell’altro, anche se diverso dal mio criterio di giustizia e di verità, non in una logica relativista ma, alla luce di un arbitrato super partes, in una valutazione del giusto possibile e del vero sufficientemente luminoso”.</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/31/pace-la-voce-isolata-della-chiesa-che-la-politica-ignora-fermatevi-non-possiamo-abituarci-alla-guerra-gli-appelli-dal-papa-alle-associazioni/7496923/">Pace, la voce isolata della Chiesa che la politica ignora: “Fermatevi, non possiamo abituarci alla guerra”. Gli appelli, dal Papa alle associazioni</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it">Il Fatto Quotidiano</a>.</p>
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Intorno a lei il silenzio perfetto dei leader politici grandi e piccoli: nessuno di loro tenta una strada alternativa a quella della preparazione militare in attesa di un potenziale – e temibile – salto di qualità di quella che <strong>Papa Francesco</strong> ha chiamato “<strong>terza guerra mondiale a pezzi</strong>“. La venuta del conflitto viene descritta come inevitabile e la priorità è diventata <strong>armarsi</strong>, come ha spiegato in modo esplicito la presidente del Consiglio <strong>Giorgia Meloni</strong>: “La pace non si costruisce con i buoni sentimenti e <strong>con le belle parole</strong> – ha detto durante un saluto al contingente italiano in <strong>Libano</strong> – La pace è soprattutto <strong>deterrenza</strong>, impegno e sacrificio”. <a href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/30/cingolani-ad-di-leonardo-la-guerra-rischia-di-allargarsi-e-il-momento-di-prepararsi/7496925/" target="_blank" rel="noopener">Sorprende meno che “prepararsi alla guerra” sia l’assillo di <strong>Roberto</strong> <strong>Cingolani</strong>, ex ministro che ora guida la più grande industria bellica italiana.</a> Una linea ribadita ieri dal cancelliere tedesco<strong> Olaf Scholz</strong>: “Pace senza libertà significa oppressione. Non c’è pace senza giustizia. Ecco perché sosteniamo l’Ucraina nella sua lotta per una pace giusta, <em>finché sarà necessario</em>“. Una formula che ricorda quasi il <em>whatever it takes</em> militare con la differenza non banale che la partita non è su questioni economico-finanziarie ma si fa sui campi di battaglia. Fissato il punto che<strong> Vladimir Putin</strong> è il responsabile dello scoppio di questa nuova <strong>guerra</strong> alle porte dell’Europa – a 80 anni dell’ultimo conflitto – l’unica parola d’ordine è combattere. E’ in questo scenario che nei giorni in cui nelle parrocchie si rievocheranno i simboli dell’ulivo e delle colombe l’unico a non rassegnarsi al piano inclinato è proprio il mondo della <strong>Chiesa cattolica</strong>, sostanzialmente inascoltata.</p> <p>Il messaggio più esplicito arriva da <strong>Assisi</strong>, capitale italiana del pacifismo. “È ora che ognuno <strong>da una parte o dall’altra</strong>, in ogni conflitto che ancora insanguina il mondo, compia il gesto più onorevole, coraggioso e audace: <strong>fermarsi</strong>. Perché siamo, grazie alle piaghe del Risorto, <strong>un’unica famiglia</strong>, fratelli e sorelle” ha scandito in un videomessaggio il Custode del <strong>Sacro Convento di San Francesco</strong>, fra<strong> Marco Moroni</strong>. <a href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/29/papa-francesco-niente-via-crucis-del-venerdi-santo-lannuncio-allultimo-momento-le-sue-meditazioni-anche-sulla-follia-della-guerra/7496541/" target="_blank" rel="noopener">Durante le meditazioni del Venerdì Santo anche <strong>Papa</strong> <strong>Bergoglio</strong> aveva espresso la sua angoscia per le vittime della “<strong>follia della guerra</strong>“.</a> Pochi giorni prima in una nota congiunta tutte le principali associazioni cattoliche italiane avevano invocato: “<strong>Si alzino le bandiere bianche!</strong>“. Non un gesto di resa, ma per segnalare “la priorità” della pace. <strong>Acli</strong>, <strong>Agesci</strong>, <strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong>, <strong>Comunità Papa Giovanni</strong> <strong>XXIII</strong>, <strong>Movimento dei Focolari Italia</strong> e <strong>Pax Christi</strong> avevano sottolineato tra le altre cose di “non potere accettare che solo la guerra sia la <strong>soluzione dei conflitti</strong>. Ripudiarla significa arrestarne la progressione. A cominciare dall’aumento sconsiderato della <strong>produzione di armi</strong>, a discapito di vere <strong>politiche di sviluppo</strong>. Osare la pace significa scegliere politiche di disarmo, nucleare e non. Osare la pace significa <strong>difendere la legge 185/90</strong> che oggi rischia di essere svuotata”. Il riferimento è alla normativa che regola il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento.</p> <p>Ieri il tema è riemerso nel messaggio di auguri della Cei firmato dal presidente <strong>Matteo Zuppi</strong> e dal segretario generale <strong>Giuseppe</strong> <strong>Baturi</strong>. I due prelati parlano di “<strong>tenebre</strong> <strong>profondissime</strong>” che “avvolgono migliaia di persone in tanti luoghi nel mondo, in particolare in <strong>Ucraina</strong> e in <strong>Terra</strong> <strong>Santa</strong>“. Zuppi e Baturi sottolineano che “<strong>non possiamo abituarci alla guerra</strong>, ai combattimenti che non risparmiano deboli e innocenti, soprattutto i <strong>bambini</strong>: dovremmo sempre guardare attraverso le loro lacrime, attraverso il pianto dei più piccoli. È da lì che capiamo tutto l’orrore e la violenza della guerra, dell’ingiustizia e quanto questo sia inaccettabile”. Il messaggio dei vescovi italiani insiste: “Vorremmo che l’annuncio della pace corresse di terra in terra, di popolo in popolo. Vorremmo che arrivasse presto la fine dei conflitti e che si aprisse il tempo della fraternità”. Il concetto è quello di “lavorare ogni giorno per costruire la pace”. Un passaggio ripreso, ancora ieri, dal vescovo di Acireale <strong>Antonino Raspanti</strong> che è anche presidente della conferenza episcopale siciliana. Il presule parla del “<strong>mondo dilaniato dalla guerra</strong> e avvolto dalla minaccia di un’escalation dei conflitti, le recenti riflessioni sulla pace e sull’oscurità offrono un’esplorazione profonda della condizione umana e spirituale”. Dall’altra parte, sottolinea monsignor Raspanti, “l’interesse di noi cristiani deve vertere alla costruzione di una<strong> pace autentica e duratura</strong>, seguendo l’esempio di Gesù che ha vinto il male nell’umiltà e nel sacrificio della sua vita”.</p> <p>Sulla parola “<strong>deterrenza</strong>” si è soffermato invece il teologo <strong>Ettore</strong> <strong>Malnati</strong>, vicario alla diocesi di <strong>Trieste</strong>, già docente di diritti umani e dottrina sociale all’università della città giuliana e alla facoltà teologica di Lugano, studioso dei papati di <strong>Giovanni XXIII</strong> e <strong>Paolo VI</strong> e in generale del <strong>Concilio Vaticano II</strong>. “Deterrenza o dialogo per educare alla pace? – si interroga Malnati su un tema che sembra affrontare il concetto espresso proprio nei giorni scorsi da Meloni – Pensare alla <strong>deterrenza armata</strong>, cioè l’uno e l’altro armati, come logica per la pace è già di per sé <strong>un attentato alla pace stessa</strong>: non si educa alla pace diffondendo come etica una<strong> mentalità belligerante</strong>. Anche se fosse legittimo il fine, questo non può rendere etico e quindi giustificati i mezzi. Già Machiavelli aveva tentato di far passare il contrario di ciò”. Per promuovere la pace, continua monsignor Malnati, c’è bisogno di “scelte sociali e culturali che presentino strategie di concreti negoziati diplomatici”, per prevenire “scontri ideologici e mire espansionistiche di questo o quello Stato di diritto e vigili affinché non si annidino presenze terroristiche”. In questo quadro, “le Istituzioni della Comunità internazionale devono prevenire ed affrontare le <strong>diverse conflittualità ideologiche</strong> ed <strong>espansionistiche</strong>, per far rispettare le varie sovranità con strumenti giuridici e sanzioni che siano atti ad <strong>evitare l’uso delle armi</strong> e per dare effetto di concretezza ad arbitrati diplomatici”, abbandonando “la logica della<strong> conflittualità armata</strong> come soluzione ai problemi ed educare al dialogo istituzionale per la soluzione di problematiche tra Popoli e Stati”. Il teologo triestino ricorda <strong>Gandhi</strong>, il campione della <strong>non violenza</strong>, e sottolinea che la “conflittualità armata anche quando si conclude, lascia un grande strascico di amarezze e spesso una voglia di vendicarsi a vari livelli, e richiede generazioni per una sincera convivenza”. Invece, “la pace è una conquista quotidiana” che “si costruisce guardandosi negli occhi e trovando ciò che vi è di giusto e di vero nell’altro, anche se diverso dal mio criterio di giustizia e di verità, non in una logica relativista ma, alla luce di un arbitrato super partes, in una valutazione del giusto possibile e del vero sufficientemente luminoso”.</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/31/pace-la-voce-isolata-della-chiesa-che-la-politica-ignora-fermatevi-non-possiamo-abituarci-alla-guerra-gli-appelli-dal-papa-alle-associazioni/7496923/">Pace, la voce isolata della Chiesa che la politica ignora: “Fermatevi, non possiamo abituarci alla guerra”. Gli appelli, dal Papa alle associazioni</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it">Il Fatto Quotidiano</a>.</p> categories: - Politica - Chiesa Cattolica - Gaza - Guerra Russia Ucraina - Israele - Pacifismo - Pacifisti - Striscia di Gaza - Ucraina carlessian_info: news_filer_version: 2 newspaper: Il Fatto macro_region: Italy summary: | <p>La denuncia dello scandalo della guerra, l’ostinazione a non far perdere l’orizzonte la parola pace: la Chiesa cattolica nei giorni di Pasqua resta ancora più isolata. 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