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<p>A conti fatti è una manna per i conti di Tim, che si ritrova con un miliardo di euro in più senza senza colpo ferire. In realtà è una storia giuridicamente poco edificante che dice moltissimo del sistema legislativo italiano, con una figuraccia anche della giustizia amministrativa, compreso il Consiglio di Stato. La corte d’appello […]</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/03/tim-chigi-dovra-risarcire-1-miliardo-unepopea-lunga-25-anni/7500568/">Tim vince in Appello: lo Stato dovrà versarle un miliardo per canoni non dovuti (di 25 anni fa). Chigi annuncia ricorso</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it">Il Fatto Quotidiano</a>.</p>
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<p>A conti fatti <strong>è una manna per i conti di Tim</strong>, che <strong>si ritrova con un miliardo di euro in più senza senza colpo ferire</strong>. In realtà è una storia giuridicamente poco edificante che dice moltissimo del sistema legislativo italiano, con una figuraccia anche della giustizia amministrativa, compreso il Consiglio di Stato. La corte d’appello del tribunale civile di Roma ha dato ragione all’ex monopolista sui canoni di licenza del 1998 indebitamente versati al ministero del Tesoro e che ora si vedrà restituire: <strong>528 milioni di euro, più interessi e conguagli</strong> che dovrebbero portare la cifra a circa 1 miliardo di euro (più spese legali che partono da 550mila euro). <strong>Soldi che dovrà gli rifondere la Presidenza del Consiglio dei ministri</strong> costituita in giudizio e difesa dall’avvocatura di Stato. La notizia nel tardo pomeriggio ha fatto schizzare il titolo in Borsa di Tim, che <strong>ha chiuso con un rialzo del 5,19%</strong> dopo settimane di passione e crolli innescati dal piano industriale che prevede la cessione al fondo Usa Kkr della rete, non proprio gradito al mercato visto che i livelli di debito che resteranno più elevati del previsto. <strong>Palazzo Chigi ha annunciato ricorso e la richiesta di sospendere il pagamento che è subito esecutivo</strong>.</p> <p>La vicenda processuale è <strong>un vero gioco dell’oca durato 25 anni</strong> ed è una delle prime volte in cui viene condannata la presidenza del Consiglio dei ministri per una sentenza considerata sbagliata del Consiglio di Stato. Nel 1998 l’allora Telecom si vede costretta a versare il canone di licenza (386 milioni per Telecom Italia e 143 milioni di euro per l’ex TIM, oltre ad interessi) a causa di norme nazionali che avevano prorogato l’obbligo di pagamento di un anno nonostante una direttiva Europea dell’anno precedente lo avesse annullato a seguito della liberalizzazione del settore. Tim ricorre al Tar del Lazio, che rimanda la questione alla Corte di Giustizia Ue che, siamo già arrivati a febbraio 2008, gli dà ragione visto che la direttiva ha eliminato il canone. Il Tar però ignora la decisione e dà ragione al ministero del Tesoro: il canone va versato. Tim fa di nuovo ricorso ma il Consiglio di Stato nel 2009 dà ragione al Tar. Sul fronte amministrativo il caso si chiude. A quel punto il colosso si rivolge al tribunale civile chiedendo mezzo miliardo di anni danni a Palazzo Chigi per “violazione manifesta del diritto comunitario dei magistrati del Consiglio di Stato”, ai sensi della legge 117 del 1998. A quel punto parte il vaglio di ammissibilità per valutare la competenza del tribunale di Roma a decidere. Il tribunale prima la dichiara inammissibile, poi in appello la decisione viene ribaltata e quindi il ricorso diventa ammissibile. A marzo 2015 però arriva la sentenza di primo grado che dichiara la domanda della società inammissibile. Tutto finito? No perché Tim fa ricorso: la decisione era attesa per il 2 aprile 2019, invece viene sempre rinviata ogni anno fino a oggi quando la Corte d’appello di Rom ha dato ragione a Tim: quei soldi non erano dovuti. <strong>La sentenza parla di “macroscopicità della avvenuta violazione del diritto comunitario”</strong>. I giudici della Corte scrivono che “i termini della prospettata violazione ad avviso di questa Corte paiono come detto integrare addirittura una ‘negligenza inescusabile’ tenuto conto del grado di chiarezza delle norme violate, della esistenza di una giurisprudenza della Corte di Giustizia che ha chiarito la illegittimità degli oneri pecuniari quali il canone concessorio”.</p> <p>Come detto, Palazzo Chigi in una nota fa sapere che farà ricorso e chiederà nel frattempo di sospendere il pagamento. Stando a quanto risulta al <em>Fatto</em>, <strong>durante il governo Draghi sarebbe comparsa anche l’ipotesi di una transazione intorno ai 350 milioni</strong> per chiudere la vicenda, ma si è deciso di non procedere. Il conto finale è di un miliardo, soldi che andranno ad aiutare i conti fragili del gruppo guidato da Pietro Labriola, che a causa del maxi debito da oltre 20 miliardi brucia cassa ogni giorno. <strong>Se la condanna verrà confermata in Cassazione, la palla potrebbe anche passare alla Corte dei conti per possibili danni erariali</strong>.</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/03/tim-chigi-dovra-risarcire-1-miliardo-unepopea-lunga-25-anni/7500568/">Tim vince in Appello: lo Stato dovrà versarle un miliardo per canoni non dovuti (di 25 anni fa). Chigi annuncia ricorso</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it">Il Fatto Quotidiano</a>.</p>
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In realtà è una storia giuridicamente poco edificante che dice moltissimo del sistema legislativo italiano, con una figuraccia anche della giustizia amministrativa, compreso il Consiglio di Stato. La corte d’appello del tribunale civile di Roma ha dato ragione all’ex monopolista sui canoni di licenza del 1998 indebitamente versati al ministero del Tesoro e che ora si vedrà restituire: <strong>528 milioni di euro, più interessi e conguagli</strong> che dovrebbero portare la cifra a circa 1 miliardo di euro (più spese legali che partono da 550mila euro). <strong>Soldi che dovrà gli rifondere la Presidenza del Consiglio dei ministri</strong> costituita in giudizio e difesa dall’avvocatura di Stato. La notizia nel tardo pomeriggio ha fatto schizzare il titolo in Borsa di Tim, che <strong>ha chiuso con un rialzo del 5,19%</strong> dopo settimane di passione e crolli innescati dal piano industriale che prevede la cessione al fondo Usa Kkr della rete, non proprio gradito al mercato visto che i livelli di debito che resteranno più elevati del previsto. <strong>Palazzo Chigi ha annunciato ricorso e la richiesta di sospendere il pagamento che è subito esecutivo</strong>.</p> <p>La vicenda processuale è <strong>un vero gioco dell’oca durato 25 anni</strong> ed è una delle prime volte in cui viene condannata la presidenza del Consiglio dei ministri per una sentenza considerata sbagliata del Consiglio di Stato. Nel 1998 l’allora Telecom si vede costretta a versare il canone di licenza (386 milioni per Telecom Italia e 143 milioni di euro per l’ex TIM, oltre ad interessi) a causa di norme nazionali che avevano prorogato l’obbligo di pagamento di un anno nonostante una direttiva Europea dell’anno precedente lo avesse annullato a seguito della liberalizzazione del settore. Tim ricorre al Tar del Lazio, che rimanda la questione alla Corte di Giustizia Ue che, siamo già arrivati a febbraio 2008, gli dà ragione visto che la direttiva ha eliminato il canone. Il Tar però ignora la decisione e dà ragione al ministero del Tesoro: il canone va versato. Tim fa di nuovo ricorso ma il Consiglio di Stato nel 2009 dà ragione al Tar. Sul fronte amministrativo il caso si chiude. A quel punto il colosso si rivolge al tribunale civile chiedendo mezzo miliardo di anni danni a Palazzo Chigi per “violazione manifesta del diritto comunitario dei magistrati del Consiglio di Stato”, ai sensi della legge 117 del 1998. A quel punto parte il vaglio di ammissibilità per valutare la competenza del tribunale di Roma a decidere. Il tribunale prima la dichiara inammissibile, poi in appello la decisione viene ribaltata e quindi il ricorso diventa ammissibile. A marzo 2015 però arriva la sentenza di primo grado che dichiara la domanda della società inammissibile. Tutto finito? No perché Tim fa ricorso: la decisione era attesa per il 2 aprile 2019, invece viene sempre rinviata ogni anno fino a oggi quando la Corte d’appello di Rom ha dato ragione a Tim: quei soldi non erano dovuti. <strong>La sentenza parla di “macroscopicità della avvenuta violazione del diritto comunitario”</strong>. I giudici della Corte scrivono che “i termini della prospettata violazione ad avviso di questa Corte paiono come detto integrare addirittura una ‘negligenza inescusabile’ tenuto conto del grado di chiarezza delle norme violate, della esistenza di una giurisprudenza della Corte di Giustizia che ha chiarito la illegittimità degli oneri pecuniari quali il canone concessorio”.</p> <p>Come detto, Palazzo Chigi in una nota fa sapere che farà ricorso e chiederà nel frattempo di sospendere il pagamento. Stando a quanto risulta al <em>Fatto</em>, <strong>durante il governo Draghi sarebbe comparsa anche l’ipotesi di una transazione intorno ai 350 milioni</strong> per chiudere la vicenda, ma si è deciso di non procedere. Il conto finale è di un miliardo, soldi che andranno ad aiutare i conti fragili del gruppo guidato da Pietro Labriola, che a causa del maxi debito da oltre 20 miliardi brucia cassa ogni giorno. <strong>Se la condanna verrà confermata in Cassazione, la palla potrebbe anche passare alla Corte dei conti per possibili danni erariali</strong>.</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/03/tim-chigi-dovra-risarcire-1-miliardo-unepopea-lunga-25-anni/7500568/">Tim vince in Appello: lo Stato dovrà versarle un miliardo per canoni non dovuti (di 25 anni fa). Chigi annuncia ricorso</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it">Il Fatto Quotidiano</a>.</p> categories: - Lobby - Presidenza del Consiglio dei Ministri - Tim summary: | <p>A conti fatti è una manna per i conti di Tim, che si ritrova con un miliardo di euro in più senza senza colpo ferire. In realtà è una storia giuridicamente poco edificante che dice moltissimo del sistema legislativo italiano, con una figuraccia anche della giustizia amministrativa, compreso il Consiglio di Stato. La corte d’appello […]</p> <p>L'articolo <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/03/tim-chigi-dovra-risarcire-1-miliardo-unepopea-lunga-25-anni/7500568/">Tim vince in Appello: lo Stato dovrà versarle un miliardo per canoni non dovuti (di 25 anni fa). Chigi annuncia ricorso</a> proviene da <a rel="nofollow" href="https://www.ilfattoquotidiano.it">Il Fatto Quotidiano</a>.</p> url: https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/03/tim-chigi-dovra-risarcire-1-miliardo-unepopea-lunga-25-anni/7500568/ image: https://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2024/04/03/tim-scaled-e1712162888276-1050x551.jpg
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